Siamo abituati ad immaginare i paesi scandinavi come esempi di civiltà per i paesi più turbolenti che stanno a sud. Esempi fulgidi, avulsi dalle ambiguità che hanno oscurato la storia di nazioni come la Svizzera.
Le riverenze di fronte agli scandinavi furono il risultato di quello che fu reso noto sul loro comportamento nell’ultimo periodo bellico mondiale (Seconda Guerra Mondiale).
Prima ci fu la guerra russo-finnica, in cui l’esercito finlandese si scontrò senza recedere con l’armata rossa. Poi ci fu l’invasione nazista della Norvegia, e la guerra di resistenza dei norvegesi contro i nazisti e il loro rappresentante, il presidente imposto Quisling. Chiunque abbia letto il romanzo di John Steinbeck “La Luna è tramontata” non può non aver sviluppato un’idea molto romantica di quel periodo norvegese.
Poi ci fu il comportamento difensivo dei danesi nel confronto della loro minoranza ebrea, che ebbe la possibilità di salvarsi attraversando lo stretto braccio di mare che li divideva dalla Svezia, paese neutrale.
Infine la Svezia stessa, con i suoi diplomatici intervenuti nella guerra in Yugoslavia e a difesa della comunità ebraica ungherese distrutta dai nazisti (in particolare l’inviato diplomaticoRaoul Wallenberg).
Queste nazioni ebbero un notevole accrescimento nel dopoguerra, creando delle società quasi utopiche, in cui a tutti era concesso di prosperare. Democrazie socialiste illuminate, con spazi per l’arte creativa, le scienze, l’industria, la pacifica convivenza, la parità dei sessi, l’apertura nei confronti delle minoranze.
Le basi di questo discorso hanno un fondamento di verità, ma é certo che il nostro bisogno di credere nell’esistenza di un altrove migliore in questa vita, ha contribuito ad cancellare le ombre lunghe del nord, riducendolo ad una immagine bidimensionale ed eliminandone la profondità e i contrasti.
Un alano e un chihuahua sono molto differenti, ma in entrambi riscontriamo comportamenti simili che definiamo “canini”. E così é per l’essere umano. Erano i tedeschi barbari e i norvegesi altamente evoluti?
Con il passare dei decenni, nuovi documenti, archivi segreti, testimonianze mai pronunciate sono ricomparse, permettendo di dare profondità a quei panorami che mancavano di prospettiva.
Tra le tante azioni criminali del Terzo Reich, una delle meno conosciute é stata quella denominata Progetto Lebensborn.
Tale progetto faceva parte del processo eugenetico di arianizzazione voluto da Himmler, ministro dell’interno, capo delle SS e dell’Ufficio di Sicurezza del Reich, e inizialmente ispirato dal Mein Kampf di Hitler.
In particolare le SS dovevano sottostare a un controllo del loro albero genealogico, e dimostrare la loro appartenenza alla razza ariana, e le loro fidanzate e mogli non potevano essere donne qualsiasi ma dimostrare di essere di razza ariana purissima. I bambini nati da queste unioni ricevevano un trattamento diverso, privilegiato solo apparentemente. Non appartenevano più ai genitori, ma al Reich. Venivano svezzati in cliniche particolari e ricevevano un’educazione nazista totale. Questi bambini in realtà non sempre erano partoriti da donne ariane tedesche. Le SS ebbero figli in tutti i paesi occupati dalla Germania. Alcuni, i più perfetti secondo le regole imposte sulla razza, vennero adottati da alti ufficiali. Questi infanti venivano svezzati solo nelle cliniche della “Società Lebensborn”.
Alcune di queste cliniche e nidi d’infanzia furono impiantati in territorio norvegese. La sociologa e scrittrice croata Daša Drndìc ne menziona sei in Norvegia, ma altri dati parlano di nove. In quelle sezioni della Lebensborn dal 1942 al 1945 furono “donati” alla causa della purificazione della razza circa dodicimila bambini.
La nazificazione di questi bambini e bambine terminò drasticamente con la liberazione di ciascun territorio dalle forze armate tedesche. In particolare in Norvegia, la liberazione fu un’inferno per i bambini e le loro madri.
Le ragazze che avevano avuto l’ardire di accoppiarsi con i tedeschi furono tutte condannate dal governo di Oslo come collaboratrici e traditrici. Tutte vennero internate in campi di concentramento o manicomi (gli psichiatri norvegesi decisero che dovevano essere ritardate mentali con tendenze psicopatiche solo per aver accettato di accoppiarsi con SS o soldati della Wermacht), a tutte venne cancellata la cittadinanza norvegese e i loro bambini furono cacciati in orfanotrofi o manicomi. Molti furono mandati nelle americhe perché se ne perdessero le tracce. Alcuni furono dati a famiglie affidatarie, dove vennero spesso trattati alla stregua di animali o schiavi. Negli orfanotrofi le violenze sui Lebensborn furono spesso atroci. Picchiati, violentati, seviziati. Alcuni di loro furono prelevati e usati come “animali da esperimento” per droghe allucinogene.
Ci fu un gruppo di madri che furono mandate in Svezia in una sorta di esilio, insieme ai loro figli. Questo gruppo ebbe maggior fortuna. Tutti quelli rimasti in Norvegia continuarono ad essere trattati come paria e costretti a vivere ai margini della società. In Svezia vennero assimilati.
La Drndic ridà voce a una di queste bambine Lebensborn norvegesi trasferite in Svezia nel suo romanzo storico “Trieste”:
“Mia madre si chiamava Synni Lyngstad. Mia madre si é innamorata di un sergente maggiore delle SS, tale Alfred Haase. Durante la Seconda Guerra Mondiale, a partire dal 1940, quando la Norvegia é stata occupata, in tutto il Paese c’erano trecentocinquantamila militari tedeschi. Mia madre aveva 18 anni quando si é innamorata del sergente maggiore delle SS Alfred Haase. Io sono nata a Ballangen, vicino a Narvik, il 15 novembre 1945. Sono nata bastarda. All’inizio del 1946 mia madre, mia nonna ed io ci siamo trasferite in una piccola località di nome Eskilstuna, in Svezia. Là ci sentivamo al sicuro, nessuno sapeva del passato di mia madre. A Eskilstuna, in Svezia, nessuno avrebbe detto a mia madre, dopo la guerra, sei una Tyskerhor, una puttana tedesca, una traditrice del tuo paese, la Norvegia. In Svezia nessuno avrebbe rasato i capelli a mia madre, né l’avrebbe spedita in un campo di lavoro. Io non sarei stata piazzata né in un orfanotrofio né in un manicomio, né m avrebbero spedita in Germania oppure oltreoceano, in modo che si perdessero le mie tracce. In Svezia ci sentivamo al sicuro. La Svezia sapeva chi eravamo, ma la Svezia taceva. Era questo l’accordo tra la Norvegia e la Svezia: la Svezia avrebbe taciuto. La Svezia aveva acconsentito ad accogliere alcune centinaia di bambini come me, alcune centinaia di bambini mezzi tedeschi, quei frutti di un tradimento che sono oggi degli svedesi sessantenni. Mia madre Synni muore nel 1948 per una grave malattia renale, io per trent’anni sono convinta che mio padre abbia perso la vita nel ritorno dalla Norvegia alla Germania, verso la fine della guerra, così mi dice mia nonna, tuo padre é morto, dice ogni volta che glielo chiedo. Finché nel 1977 una rivista tedesca pubblica un racconto sulle mie origini sostenendo che l’ex sergente maggiore delle SS Alfred Haase sia ancora vivo. Finisce che trovo mio padre, il quale viene in Svezia per conoscermi. È difficile per me parlare con lui. Lui é un ex SS, nonché pasticcere in pensione. Penso che non sia stato un criminale di guerra; non é mai stato portato davanti a un tribunale. Ci assomigliamo fisicamente e ciò mi turba. Mi chiamo Anni-Frid Lyngstad. Ero la cantante del gruppo ABBA. Quella con i capelli castani.
Anni-Frid (Frida) entrò in depressione dopo questo episodio. Non riusciva ad affezionarsi al padre ritrovato. Lo scoop della rivista tedesca Bravo non portò beneficio alla cantante. Lo portò alla causa degli altri sopravvissuti norvegesi al programma Lebensborn, poiché trovarono in lei un’importante portabandiera. Il governo norvegese continuò a declinare qualsiasi responsabilità fino ad anni recenti. Nel 2007 ci fu una decisione di indennizzo da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo verso un gruppo di anziani Lebensborn norvegesi, alcuni svedesi e un tedesco. L’anno successivo il caso fu archiviato con un risarcimento minimo alla parte civile. Tutt’ora il governo norvegese insiste nel non essere in grado di indagare il suo livello di responsabilità nel trattamento degli ex bimbi della “herrenrasse” la razza superiore ricercata da Himmler.
Se Anni-Frid Lyngstad fosse rimasta in Norvegia forse non sarebbe mai esistito il gruppo ABBA, o non come lo ha conosciuto il mondo. Non avrebbe avuto nessuna possibilità, forse non sarebbe nemmeno sopravvissuta oltre l’adolescenza, e difficilmente avrebbe scoperto il suo talento per il canto.
Non si vuole glorificare la Svezia a scapito della Norvegia. Ma Utopia appartiene all’immaginario dell’umano. In concreto, l’essenza dell’essere umano, la rende, almeno fino ad oggi, lunedì 9 novembre 2015, assolutamente impossibile.





Anni-Frid con il collega Benny Andersson del gruppo ABBA incontra
per la prima volta il padre, ex SS-Sharführer Alfred Haase, pasticcere in pensione. (Forse 1979)
Anni-Frid a passeggio con il padre
Non comprendo perché nei libri di Storia e nelle cronache giudiziarie questi fatti non emergano. L’omertà su fatti storici così importanti della Storia Europea è un crimine dell’umanità. La conoscenza è fondamentale per la prevenzione e per capire il contesto storico in cui viviamo, non solo in Italia ma anche in Europa. Grazie Guido Valobra de Giovanni per la condivisione di questi importanti saggi.
Con stima
dottoressa Lidia de Giacomo
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