Con la dichiarazione di guerra dell’Impero Austro Ungarico al Regno di Serbia, il 28 luglio 1914, incominciò la Grande Guerra, ovvero la Prima Guerra Mondiale.
Il poeta Rainer Maria Rilke fu costretto ad abbandonare in fretta e furia il suo appartamento di Parigi. Rilke era già famoso in giro per l’Europa. Nel suo appartamento aveva libri preziosi, manoscritti personali, studi vari, e una collezione di disegni, schizzi, dipinti originali di Auguste Rodin, di cui Rilke stesso era stato segretario per alcuni anni.

Come sempre, quando iniziano le guerre, si pensa a conflitti di breve durata, presto riparate dalla diplomazia. Non fu così, come sovente accade. Rilke cercò di convincere il suo editore parigino a pagare l’affitto dell’alloggio, credendo di potersi fidare. Fece male a fidarsi e le rette non furono mai pagate. Il proprietario pazientò fino a gennaio 1916, poi chiamò l’ufficiale giudiziario e sequestrò tutto quello che l’alloggio conteneva, vendendolo all’asta.

Lo scrittore austriaco Stefan Zweig, amico di Rilke, avvertì un amico comune, che però in quel periodo si trovava a Ginevra, lo scrittore Romain Rolland (che nel 1915 fu insignito del Premio Nobel per la letteratura) e gli domandò di provare ad intervenire. Rolland, preoccupato, contattò un terzo amico comune, lo scrittore André Gide. Gide si mosse di persona, ma troppo tardi.


L’asta dei beni di Rilke era già avvenuta. Tuttavia Gide venne a scoprire che il legale che si era occupato dell’asta pubblica era anche l’avvocato della scrittrice Edith Wharton (la scrittrice americana autrice di “Ethan Frome” e “L’Età dell’Innocenza”), la quale si occupava di comitati per gli aiuti ai profughi di guerra, comitati in cui Gide stesso era coinvolto. Con questa lettera (foto qui sotto) Gide informa Rolland della situazione. Alla fine solo due valigie di manoscritti e corrispondenza personale di Rilke furono rinvenute (valigie salvate dalla portinaia dello stabile prima del sequestro e scaraventate poi in una delle cantine della casa editrice Gallimard).

Non so in seguito dove siano finiti i Rodin e i libri (molti con dedica a Rilke). Rilke intanto era finito, in stato di depressione, in un centro di addestramento reclute vicino a Vienna in cui veniva beffeggiato e ridicolizzato per via del suo secondo nome, Maria (per spregio lo avevano soprannominato Mitzi, altro nome femminile, ma più adatto alla sua faccia, secondo il maresciallo istruttore). Fu salvato da una sua ammiratrice, la principessa bavarese Thurn und Taxis, che insieme a un generalone si presentò nella caserma dove stavano strigliando il grande poeta, e gli fece dare un posto in un antico archivio di guerra austroungarico.
