E’ difficile comprendere logicamente il comportamento dell’Airbus GermanWings. Se fossi parente o amico di una delle vittime non mi darei pace. Massimo Gramellini nell’articolo di ieri “La Porta Chiusa” rimane, come tutti noi, esterrefatto davanti a un tale assurdo. Molti continuano ad essere convinti che si trattasse di un Kamikaze. O che ci sia un complotto internazionale dietro. I russi dicono che si tratti di un esperimento militare americano fallito (d’altro canto sono anche certi che Neil Armstrong non abbia mai messo piede sulla luna), o che c’entrino le scie chimiche dei jet, uniche responsabili dei cambiamenti climatici. O gl’illuminati. La cospirazione mondiale ebraica per incolpare i musulmani.
In realtà il suicidio é più complesso di quello che potremmo immaginare. Si potrebbe fare una classificazione di vari tipi di suicidi. Un tipo è il suicidio tentato ma non portato a termine, un grido di aiuto disperato: “Sto soffrendo! Voglio che qualcuno mi aiuti a vivere meglio!” Poi c’é il suicidio irresoluto, ma il cui compimento sfugge di mano, e quindi viene portato a termine e il soggetto muore. Esiste, naturalmente, il suicidio del prigioniero: sai che andrai incontro a torture terribili, e comunque sai che non ne uscirai vivo, quindi se hai una capsula di cianuro tra i denti, dai una solida masticata e fine.
Nei casi in cui il suicida, magari dopo aver tentennato per anni o per decenni, oppure, talora, aver fatto dei tentativi di suicidio, spesso acquista una calma e una risolutezza che possono far intendere che finalmente abbia raggiunto un poco di pace e contentezza nella vita. Spesso questo è l’unico segno, ma nemmeno questo è detto che sia presente. Quando questo cambiamento sia riscontrabile, rappresenta quel senso di forza che il suicida prova per non aver più paura di morire, non importa il modo, non importa il rischio di provar dolore, che viene sempre percepito come inferiore rispetto al dolore esistenziale. Per questo è disposto a mentire a psicologi e psichiatri. E lo fa con naturalezza, talora lo fa con largo anticipo, senza nemmeno aver ancora deciso una data precisa per il suo gesto. Questi segni di tranquillità improvvisamente acquisita, talora una certa allegria con assenza di ansia o rabbia, insieme a una tendenza a rinunciare ad appuntamenti, a disfarsi di beni o proprietà, sono campanelli d’allarme. Quando ci sono e appaiono abbastanza anomali da essere notabili. L’ansia può riapparire appena man mano che ci si avvicina al momento fatidico, se improvvisi ostacoli si frappongono sulla strada del compimento del suicidio. Il biglietto d’addio? Non è obbligatorio. E’ più facile che venga scritto se il soggetto prova dei sensi di colpa. Ma talora anche i sensi di colpa (di tipo religioso, o verso i famigliari, per esempio) vengono azzerati. E in certi casi la depressione grave può avere connotazioni psicotiche. La mente del depresso grave che ha preso la decisione irrevocabile e liberatoria di suicidarsi, si blocca su quel pilota automatico interno, come la cloche del co-pilota Andreas Lubitz. Non è più responsabile di nulla e di nessuno. E’ finalmente libero da tutte le sue sofferenze. Pazzesco? Si. Esattamente così: pazzesco. Cioè disconnesso da se stesso e dalla realtà.
Dal momento che ha stracciato la lettera del medico che gl’imponeva di rimanere a terra, la decisione si era già consolidata.
Pare che in Germania, più di tanto uno non possa fare, per via della privacy. In California, dopo il caso Tarashoff, in cui un tale aveva annunciato al suo terapeuta che avrebbe ammazzato la sua ragazza al ritorno da una vacanza in famiglia, cosa che puntualmente accadde, se uno psicoterapeuta o uno psichiatra ha il sospetto che il cliente stia commettendo o intenda commettere violenza fisica su qualcuno, o sia divenuto pericoloso per se e per gli altri, ha l’obbligo di denuncia immediata con rottura del segreto professionale. Se la denuncia si rivela, il medico o lo psicologo è sempre tutelato dalla legge, il cliente e famigliari non possono rivalersi. Se non denuncia e si scopre che era a conoscenza del rischio, come minimo perde la licenza e pagherà somme ingenti in danni, oppure potrà anche finire in galera.
Arrivato al suo aereo, s’interroga Gramellini, avrà visto salire il suo equipaggio e poi i viaggiatori, forse avrà salutato qualcuno di loro, sapendo già che si trattava di fantasmi. Egoista spietato? A meno che costui non avesse fama di essere sempre stato un carattere egoista, e in generale un essere piuttosto spregevole, con segni di personalità psicopatica, non si può parlare di spietatezza, di calcolo, di egoismo.
Semplicemente, è impazzito. Succede. Il sistema di controllo sul fattore umano, composto di controlli medici, psicologici, psico-attitudinali, di denunce anonime, é fallito. E questo non avrebbe dovuto succedere.
Guido Valobra De Giovanni