Chi di voi ha visto in TV almeno una puntata della serie Criminal Minds, avrà notato le foto segnaletiche che scorrono a fianco o dietro la presentazioni dei personaggi principali. La prima volta che li vidi spaventai i famigliari che mi sedevano intorno.
“Toh, quello é Richard Ramirez, quello invece è Ted Bundy…ma guarda…quello é John Wayne Gacy, invece quello é David Berkowitz, quella sembra la Wuornos, quello Dennis Rader…e hanno messo anche il vecchio Ted Kazczynski, e certo non poteva mancare Jeffrey Dahmer. Per quanto non abbia studiato corsi specifici di Criminologia, la criminologia saltava sempre fuori negli studi di psicologia. Incominciò a far capolino per la prima volta durante i primi anni di college quando un criminologo newyorkese raccontò le sue esperienze come consulente presso la FBI Behavioral Analysis Unit (Unità di Analisi Comportamentale), quando alla California State University studiando i test sulla personalità venne a farci lezione il tale che aveva presentato e valutato tale test su Jeffrey Dahmer, il mostro di Milwaukee. In un altro corso – non ricordo più quale – venne analizzata la confessione di un giovane molestatore di bambini e ragazzini, un tale a cui una diocesi americana aveva affidato l’organizzazione delle attività sportive e ricreative dei giovani che frequentavano una parrocchia. Durante il corso di terapia del bambino e dell’adolescente si riprese il discorso della psicopatia “congenita” nel bambino e nell’adolescente, presentando il caso di un dodicenne che aveva torturato, sodomizzato con un ramo, mutilato e poi ammazzato un bambino di nove anni che abitava nel suo vicinato, solo perché possedeva una bicicletta più bella della sua (per molto tempo si diede la colpa a un fantomatico maniaco adulto, fintantoché gl’investigatori non furono costretti ad arrendersi ad un’evidenza che né loro né nessun altro era emotivamente disposto ad accettare).
Tuttavia, l’essere a conoscenza dell’attività criminale di ciascuno di quelle facce che scorrono come sottofondo dei titoli iniziali di ogni puntata della serie Criminal Minds, non si desta solo come sensazione di nozionismo culturale.
Ogni volta sento una carezza gelata sulla pelle. Poiché ciò che costoro, più quelli che scorrono troppo veloci per essere riconosciuti, hanno portato a termine nella loro esistenza è un qualcosa che si fa fatica a concepire, forse ancora di più delle robotiche decapitazioni dei fanatici del califfato islamico.
(Qui sotto: Richard Ramirez, Charles Manson, John Wayne Gacy, Ted Bundy, Ted Kaczynski, David Berkowitz, Aileen Wuornos, Dennis Rader, Jeffrey Dahmer).