Perché questo titolo?

Nell’ottobre dell’anno 2000 – vivevo ormai da diversi anni a Los Angeles, California – decisi di iscrivermi a un college pubblico non distante da casa mia per seguire delle classi di inglese, al fine di migliorare la mia conoscenza della lingua. Pensavo di seguire un paio di corsi per un semestre o due. Finii di studiare (per lo meno nelle aule di università varie) nel dicembre del 2007, dopo aver preso una laurea in Psicologia e un Master in Psicologia Clinica.

In quell’autunno del primo anno del nuovo millennio ero disoccupato, dopo aver terminato la mia collaborazione come traduttore per la Fondazione Shoah fondata dal regista Steven Spielberg (Survivors of the Shoah Visual History Foundation).

Nel 2001 terminai il primo di Psicologia. Per passare il corso, oltre all’esame finale, era necessario comporre una tesina su un tema a scelta. Io scelsi un tema di Criminologia, che riguardava la validità e i limiti del Profiling dei criminali. A quel tempo nessuno sapeva granché di un simile tema. La serie TV “Criminal Minds” venne messa in onda negli Stati Uniti per la prima volta nel settembre del 2005. Tuttavia lo scrittore Thomas Harris già nel 1981 pubblicò il primo libro di una serie che fecero la sua fortuna (Red Dragon, Il Silenzio degli Innocenti, Hannibal) e che per la prima volta fecero conoscere al grande pubblico l’esistenza di una sezione speciale dell’FBI in cui degli esperti di scienze del comportamento, usando un sistema induttivo, raccogliendo dati e indizi, ricostruiva un certo tipo di carattere criminale per poter restringere la lista dei sospetti fino ad arrivare a dare un volto concreto al ricercato senza volto e senza storia.  Di conseguenza la mia tesina ebbe molto successo sia presso gli studenti che i docenti.

Nel corso degli anni, continuai ad interessarmi sia del tema della Shoah, che degli studi di criminologia, sulle tendenze criminali dell’uomo.

Il titolo di questo blog si riferisce al titolo di un libro uscito negli Stati Uniti nel 2008: The Lucifer Effect: Understanding How Good People Turn Evil (L’Effetto Lucifero: Cattivi Si Diventa?). L’autore, Philip Zimbardo, professore Emerito di Psicologia all’Unversità di Stanford, ex presidente dell’Assiociazione degli Psicologi Statunitensi presentò una tesi fondamentale sulla natura dell’essere umano, che si può più o meno riassumere in questo modo: date determinate circostanze sociali, ognuno di noi può commettere atti orribili, che normalmente non sarebbe in grado, non dico di compiere, ma forse nemmeno di immaginare.

La seconda parte del titolo invece proviene da un altro libro: Eichmann in Jerusalem: A Report on The Banality of Evil (Eichmann a Gerusalemme: Rapporto Sulla Banalità del Male). L’autrice, la giornalista e filosofa Hannah Arendt, raccolse in un libro gli articoli che scrisse nel 1963 per la rivista americana New Yorker durante la prima fase del processo, tenutosi a Gerusalemme, ad Adolf Eichmann, uno dei maggiori responsabili dell’annientamento degli ebrei d’Europa durante la Seconda Guerra Mondiale.

Senza entrare – almeno in questa pagina introduttiva – in un’analisi dell’uso che fece la Arendt dell’espressione “Banalità del Male”, preferisco intendere la parola banale nel senso di comune. Il Male è la faccia nascosta di tutti noi, è banale nel senso che è parte di ciascun essere umano. Date certe particolari circostanze, seppur con variabili personali, ogni essere umano può diventare un mostro.

Guido Valobra de Giovanni

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